LANCIA
La Lancia risulta essere indubbiamente una delle armi più antiche che hanno da sempre accompagnato l’umanità fin dall’Età della Pietra, in quanto strumento utilizzato durante le battute di caccia. La sua utilità principale era quella di concedere una certa portata di attacco in modo da tenere a distanza il cacciatore dalla sua preda.
Sarà il Periodo Classico a dare maggiore risalto all’utilizzo di quest’arma, con la figura ellenica dell’Oplita capace di abbinare sapientemente l’uso della lancia insieme allo scudo rotondo (detto “hoplon”). Solitamente gli opliti non erano soldati di professione ma ricevevano un minimo addestramento militare. Unica eccezione spetta ai più famosi Spartani, o meglio gli Spartiati, un vero e proprio ceto sociale composto da individui che si dedicavano unicamente all’addestramento.
Non deve stupire come nel Rinascimento, e l’annessa riscoperta degli usi e costumi in voga durante il Periodo Classico, l’abbinamento lancia e scudo tipico dell’Oplita si ripresenterà nuovamente nelle forme di combattimento legate al duello.
I pochi documenti sopravvissuti legati al periodo dell’Alto Medioevo, tra cui l’Edda in Prosa, o la mitologia norrena tramandata in forma orale, attestano un posto di grande importanza della Lancia nella società germanica. Non a caso Odino, la divinità più importante del pantheon nordico, viene descritto in possesso di una lancia magica come simbolo di autorità e di grandi doti guerriere. Allo stesso tempo, l’utilizzo della lancia nella caccia al cinghiale nella società germanica ha una grande valenza ritualistica per il ragazzo che diviene finalmente uomo.
Ma con l’avvento del Cristianesimo, la Lancia lasciò il passo alla più emblematica e cruciforme spada, sebbene continuò a mantenere parte del suo significato leggendario come è possibile riscontrare nella ricerca del Sacro Graal compiuta dal Parsifal, uno dei cavalieri della Tavola Rotonda, il quale si imbatté nella Lancia di Longino, l’arma che ferì al costato Gesù durante la crocifissione.
La Lancia è un’arma estremamente semplice alla pari di quanto è stata essenziale alle necessità per cui era utilizzata. Non a caso Ewart Oakeshott, famoso appassionato di armi, tanto da averne pubblicato molti sull’argomento, scrive:
“Una lancia è tale indipendentemente che sia dell’Epoca del Bronzo o del 19esimo secolo; ci sono veramente poche differenze e la forma della testa di una lancia appare uguale in ogni epoca ed in ogni area geografica.”
Il successo della forma semplice della testa in ferro della Lancia sta nella capacità di massima penetrazione con la punta acuminata e nella possibilità di aprire la ferita mano mano che la sezione più larga della lama si addentra. Ovviamente il risultato erano danni ingenti agli organi interni in aggiunta al peggiorarsi della ferita al momento dell’estrazione della Lancia dal corpo del malcapitato.
Quindi, per evitare che la Lancia si potesse addentrare in misura non richiesta, alla base della testa in ferro furono aggiunti due denti di arresto. In questo modo l’arma non rimaneva in alcun modo intrappolata nel corpo della vittima con il rischio, di fatto, di disarmare l’attaccante. Questa intuizione ebbe il suo utilizzo anche nella caccia al cinghiale.
Nel Medioevo avvenne il tentativo di applicare la Lancia alla cavalleria pesante, cercando di sfruttare appieno il potenziale che quest’arma avrebbe potuto avere in battaglia grazie all’impiego di una cavalcatura. Tutte le promesse furono mantenute, trasformando la cavalleria nella formazione militare più importante, oltre che quella più decisiva per il buon esito di una battaglia. La lunghezza di una lancia da cavaliere misurava in media attorno ai 4 metri, ma divenne col tempo sempre più robusta e pesante per soddisfare le esigenze del nuovo utilizzo. Per una migliore funzionalità dell’arma fu introdotta la resta, cioè un gancio fissato all’armatura sotto la spalla destra che permetteva di tenere salda la lancia al suo portatore. Questo piccolo ma innovativo accorgimento fece in modo che l’intera forza d’urto fosse concentrata sulla punta dell’arma evitando che si potesse scaricare sull’uomo e sul suo destriero.
Il gesto tecnico di puntare i piedi sulle staffe e protendere il corpo in avanti poco prima dell’urto permise di aumentare notevolmente la potenza del colpo, risultando utile anche contro altri guerrieri pesantemente armati, ma dall’altro lato rese l’impatto talmente devastante da poter disarcionare il cavaliere stesso che la sferrava. Di conseguenza, le lance erano fatte in modo tale da spezzarsi dopo l’impatto.
Tuttavia il predominio della cavalleria sulle altre formazioni militari ebbe la sua débâcle e l’inizio del suo lento declino in una data che entrò nella storia: l’11 luglio 1302. Avvenne in quel di Courtrai, in terra fiamminga, che una milizia ribelle per lo più formata da fanti sconfisse un’armata francese composta da ben 2.500 cavalieri, e con la presenza di molti nobili. L’utilizzo sapiente delle picche permise ai ribelli di formare una linea così compatta da riuscire a bloccare le cariche delle lance dei cavalieri francesi, ottenendo così una vittoria che entrò nella storia con il nome di “Battaglia degli Speroni d’Oro”, in quanto gli speroni dei cavalieri francesi morti furono sottratti ed appesi nelle chiese per celebrarne la vittoria.
Ovviamente il Magistro Fiore dei Liberi non poteva essere esente nel trattare la Lancia, affermando il suo duplice utilizzo a piedi ed a cavallo, e sottolineando proprio su quest’ultimo utilizzo quanto fosse terrificante la visione di un cavaliere in sella al suo equestre caricare con la lancia in resta.
“Aqui comenza l’arte de nobile arma chiamada lanza, principio de bataglia a cavallo e a piedi è sua usanza. Chi la guarda cum suo bello penone e polito de grande punta diventa smarito. E la fa grande punte e pericolose forte. E cum una sola pò dare la morte. E si lo primo colpo el suo debito ella fava, azza, spada e daga de impazo tute le cavava.”
– MS. Fior di Battaglia, anno 1410 circa.
Il Maestro d’arme friulano espone varie tipologie di lance con alcune minime divergenze nei suoi manoscritti. Dove sono rappresentate tra le miniature le classiche lance descritte finora, appare un modello avente un pedale in ferro all’estremità posteriore; mentre un’altra figura posizionata in guardia sembra impugnare più che una lancia bensì un giavellotto totalmente in legno, arma simile ma progettata principalmente per essere lanciata.