SPADA

Per Spada a due mani, o Spada lunga, oppure Spadone, si intende una specifica tipologia di spada europea caratterizzata dall’elza a forma di croce, un’impugnatura sufficientemente lunga da permettere di essere brandita con entrambe le mani, ed infine una lunga lama dritta a doppio filo. Nonostante la forma rimanga a grandi linee invariata, le misure delle parti che la compongono possono mutare a seconda della sua finalità e dell’epoca trattata, per un arco temporale che può partire dall’anno 1350 fino al 1650.

Sebbene nata come arma da guerra, e soggetta ad un’evoluzione parallela alla crescente sofisticatezza delle armature di piastre iniziata a partire della seconda metà del XIII° secolo o alle mutevoli necessità sul campo di battaglia, i testi che trattano quest’arma la mostrano come uno strumento adibito a numerosi usi pari alle sue finalità. La Spada a due mani è solitamente tenuta per l’impugnatura con entrambe le mani in un combattimento con protezioni minime o del tutto sprovviste, oppure impugnata “in arme” o “manescamente” nelle azioni ravvicinate compiute senza protezioni o negli scontri in’armatura portando la mano sinistra sulla metà della lama in modo da usare l’estremità appuntita per repentini colpi di punta tra i varchi delle insuperabili piastre d’acciaio; altrimenti impugnata con entrambe le mani sulla lama per usare l’elza (solitamente resa appossitamente più spessa) simulando un poderoso martello da guerra. Infine, la Spada a due mani è impugnata ad una sola mano durante le fasi di combattimento a cavallo.

Differente uso spetta invece allo Spadone, in quanto principalmente utilizzato con finalità bellica, come tranciare la linea di picche nemica scompaginandone la formazione chiusa dei fanti oppure difendere da soli, con il solo ausilio dell’arma, una piazza, una strada, un galeone o la bandiera e tanti altri contesti che saranno descritti più avanti.

Dal punto di vista dell’immaginario popolare, la Spada a due mani rappresenta sicuramente l’arma più iconica del periodo medievale ed accostata nel bene o nel male ai tratti più o meno veritieri che caratterizzarono questa fase storica: brutale ma nobile, possente ma grezza.
Tutt’altro.
La trattatistica dei Maestri antichi dimostra chiaramente come la Spada a due mani sia un’arma veloce, maneggevole e soprattutto estremamente tecnica.
Le tradizioni che sono meglio riuscite ad esprimere la sofisticatezza marziale sembrano essere quella italiana e tedesca, senza dimenticare anche quella iberica, che merita un discorso a parte, e quella anglosassone al momento ancora oggetto di studio.
Migliore descrizione del tecnicismo e della valenza morale della Spada a due mani non poteva che darla proprio il Magistro Fiore dei Liberi, il quale la descrive in questo modo:

“Spada son contro ogni arma mortale, né lanza né azza né daga contra mi vale. Longa o curta me posso fare e me strengo e vegno allo zogho stretto, e vegno allo tor d’ spada e allo abrazare, mia arte si è rotare e ligadure so ben fare de coverte e ferire sempre in quelle voglio finire. Chi contra me farà ben lo farò languire. E son Reale e mantengo la justicia, la bontà acresco e destruzo la malizia. Chi me guarderà facendo in me crose, de fatto d’armizare gli farò fama e vose.”
– MS. Fior di Battaglia, anno 1410 circa.

Forse proprio perché vissuto nella seconda metà del 1300, il metodo di Fiore dei Liberi è sicuramente il più esemplare per quanto riguarda la Spada a due mani medievale, poiché è l’unico trattatista a porre l’attenzione e la distinzione tra azioni che si possono utilizzare con delle protezioni e quali sono sconsigliate compiere senza di esse. Inoltre, la forza fisica travolgente espressa nelle innumerevoli azioni corpo a corpo hanno la maggiore, facendo sì che la Spada a due mani sia principalmente uno strumento con cui andare a legare l’arma dell’avversario, saggiandone le intenzioni per poi controllarla, dominarla e neutralizzare fisicamente il nemico dopo essere riusciti a crearsi un varco nella sua difesa.